(La Corda) La sinergia che esiste tra il Centro di Ascolto Caritas e il gruppo delle Vincenziane permette alla nostra comunità parrocchiale e ai volontari, di accompagnare a tutto campo le persone bisognose di aiuto, nel tentativo di essere accoglienti e amichevoli ma anche efficaci e pronti alle richieste che sono numerose e spesso molto complesse. Vi proponiamo un’intervista effettuata proprio ad una persona che si è rivolta a noi tempo fa e che rappresenta il variegato mondo di ‘amici’ che incontriamo nel servizio alla carità.
Barbara (nome di fantasia) vuoi raccontarci come e perché sei entrata in contatto con il Centro di Ascolto Caritas e con la San Vincenzo della nostra Parrocchia?
Credo che per questa domanda la premessa sia dovuta. Non molto tempo fa la mia era una condizione molto agiata. I miei genitori, per la mia istruzione, mi fecero frequentare i migliori istituiti di Suore. Fu in quell’ambiente che mi affacciai per la prima volta nel mondo del volontariato, certa forse che sarei sempre stata dall’altra parte della barricata. Mai avrei creduto invece di dover essere io quella ad aver bisogno. Una mia vecchia Prof. di allora mi girò un volantino della Parrocchia che si offriva di dare aiuto ai più bisognosi. Mi spronò a chiamare convinta che potessero aiutarmi. Io ,titubante, lo feci e ricordo con estrema chiarezza quella telefonata… Padre Massimo, il Parroco, mi ascoltò senza interrompermi mai. Ascoltò il mio sfogo, ascolto ‘ le mie lacrime e fece del tutto per non farmi sentire mortificata . Riuscì a mettermi a mio agio senza farmi vergognare della mia nuova situazione economica e famigliare.
Come ti sei trovata con i volontari?
Pochissimo tempo dopo da quella telefonata venni contattata da dei volontari. Mi sorpresi della rapidità e ancora più sorpresa fui quando me li ritrovai sotto casa.
Ricordo quel giorno come fosse ieri… Io tornavo dalla Farmacia con il sacchetto di medicine fra le mani, gli occhi gonfi perché non avevo fatto altro che piangere per i grandi dolori della notte dovuti ad una mia malattia. Piangevo per i dolori ma anche per i soldi che mi mancavano per le medicine perché quel mese fui costretta a decidere se fare la spesa o comprare i farmaci e questo mi pesava più per mio padre di 82 anni che per me. Sotto il portone di casa mia vidi due angeli..
Un uomo e una donna che mi capirono senza neanche parlare. La donna mi tolse di mano lo scontrino, guardò la cifra e mi porse i soldi che avevo speso per le medicine. “A queste pensiamo noi, ora non piangere più, asciuga questi occhioni e pensa a rimetterti vedrai che piano piano ce la faremo…”. Mi caricarono nell’ascensore due buste della spesa e davanti i miei continui “grazie” arrivò un abbraccio fortissimo… quel tipo di abbraccio che ti ricorda un po’ casa e mamma.
Che tipo di aiuto hai ricevuto o stai ricevendo?
Di supporto economico sicuramente ma l’aiuto più grande è stato morale Ho perso mia madre quasi 3 anni fa e da allora la mia vita è pian piano andata a rotoli. Ho dimenticato gli abbracci, le strette al cuore, i baci e le carezze. Non c’è più nessuno che si prende cura di me anche solo chiedendomi come stia. Loro fanno anche e soprattutto questo. Mi hanno teso la mano ma al tempo stesso non l’hanno mai lasciata. Ho una nuova famiglia dove so di poter correre quando il cuore non regge più.
Ritieni sia stato utile e perché?
Non è stato utile è stato essenziale. Senza di loro io oggi non sarei qui. Più volte ho pensato di farla finita e purtroppo con vergogna devo dire di averci anche provato. Se non fosse stato per loro io non avrei mai più ritrovato il nord della bussola.
Intorno a me solo buio, malattia,miseria e paura, da quando ci sono loro qualcosa è cambiato. Non mi sento più sola, so che c è qualcuno che mi vuole bene senza interesse e senza doppi scopi. So che qualsiasi cosa accada loro terranno stretta la mia mano e mi indicheranno la vita semmai dovessi perderla di nuovo.
Vuoi condividere con noi un aneddoto che ritieni particolarmente significativo della tua relazione con il centro di ascolto?
Non so se questo può definirsi un aneddoto ma è la prima cosa che mi viene in mente pensando al Centro di Ascolto. Quando mi hanno attivato la Carta Caritas per poter fare la spesa, mio Padre pianse lacrime di vergogna e mi supplicò di non andare. Io lo caricai in macchina e gli dissi che mai avremmo dovuto vergognarci perché cadere in povertà non è una vergogna se nella vita si è sempre fatto tutto onestamente. Entrò a testa bassa con me nell’ Emporio e ad ogni scatoletta di fagioli che prendevo una lacrima correva giù veloce facendomi stringere il petto. Gli dissi che non stavamo rubando e che quei fagioli erano tutti i fagioli che Mamma stava spargendo dal cielo per aiutarci a sopravvivere. Rise il mio Papà e adesso, ogni volta che andiamo, mentre infila le cose nel carrello lui dice “questo piaceva a mamma…”. Quella spesa ,di una volta al mese, è diventata il nostro gioco, il nostro svago e il nostro piccolo sogno reso possibile solo e soltanto da voi.
Consiglieresti a qualcuno che conosci e che vive un momento di difficoltà di rivolgersi ad un centro come il nostro?
Assolutamente sì perché non bisogna mai vergognarsi della propria condizione. Può succedere
a tutti di ritrovarsi in un momento di difficoltà ma capisco che è dura accettarlo e soprattutto ammetterlo. Io ho fatto tanta fatica, la vergogna mi toglieva il fiato ma tornassi indietro non aspetterei così tanto. Ho incontrato delle persone meravigliose che hanno reso la mia vita migliore sotto ogni punto di vista.
Come pensi che potremmo migliorare il servizio?
Beh io non posso rispondere perché non mi sento all’altezza di poter dire in che modo potreste o meno migliorare il servizio. Non lo posso dire perché per me è perfetto così com’ è …senza se e senza ma. Vi voglio bene